Avvocati e studi legali, il ranking del «Corriere»: la super classifica del 2025 delle migliori law firm d’Italia
I 159 studi legali d’eccellenza e i 74 che hanno meritato il bollino «Top». Dal fatturato a innovazione, risorse umane, gender gap e pubblicazioni: le variabili chiave
Il contest del Corriere della Sera dedicato alle migliori law firm in Italia nel 2025, giunto alla sua seconda edizione, ha riscontrato un elevato numero di partecipanti, in aumento rispetto al 2024, e consolidato il successo dell’iniziativa. Sono oltre 200 gli studi legali che si sono candidati e, di questi, 74 sono rientrati negli elenchi degli Studi Legali dell’Anno 2025 categoria Top Ranking, ossia le eccellenze, e 85 nella categoria Studi Legali dell’Anno 2025, ossia gli elenchi delle eccellenze standard.
Entrambe le categorie rappresentano i più prestigiosi studi legali in Italia secondo il contest del Corriere della Sera. Rispetto all’edizione del 2024 è aumentata la partecipazione delle strutture più grandi, alcune dei quali hanno rinnovato il proprio brand, assumendo ormai una dimensione internazionale. Ma c’è stato anche il salto di categoria di alcuni studi che lo scorso anno erano negli elenchi standard e nell’edizione 2025 sono rientrati tra i Top Ranking.
I requisiti
I criteri di valutazione definiti dal comitato scientifico di Ranking Professioni-Corriere della Sera, presieduto dal professore Umberto Frigelli dell’Università Cattolica di Milano, si basano su una molteplicità di parametri e su un modello di valutazione multidisciplinare. Le informazioni e gli indicatori tengono conto di diverse variabili che costruiscono oggi i fattori critici di successo di uno studio professionale e delle grandi law firm nazionali e internazionali.
I criteri di valutazione presenti nel questionario di partecipazione sono riconducibili a nove macro parametri, primo tra i quali è quello classico, riferito alle voci strutturali di uno studio: fatturato, numero di sedi operative, clienti attivi nella propria regione e totale clienti, aumento del trend di fatturato nell’ultimo anno, aumento del numeri dei soci, dipendenti, collaboratori e associati nell’ultimo anno, numero di citazioni su articoli e riviste specializzate, numero di pubblicazioni libri a firma dei soci, associati o collaboratori dello studi.
Un’area molto importante è la valutazione e la valorizzazione delle risorse umane, l’attrazione e le fidelizzazione dei talenti. Un altro criterio di giudizio è quello che appartiene alla sfera dell’innovazione: numero di social media in cui è attivo in modo continuativo lo studio e la presenza o meno di un proprio sito Internet, presenza di ruoli e figure professionali part time o full time dedicate alla gestione delle risorse umane, servizi o practice particolarmente innovative avviate nell’ultimo anno, utilizzo dello smart working.
I criteri
«Requisiti non solo legati agli elementi economici che definiscono il successo professionale, sia pure importanti — spiega Frigelli —. I cambiamenti attuali nella società e nell’economia, lo sviluppo tecnologico, i paradigmi professionali, il ruolo dei social, le nuove tendenze sulla sostenibilità e sulle pari opportunità, stanno influenzando tutte e organizzazioni e quindi anche quelle dove si esercitano le professioni liberali, come l’avvocatura».
A questo mondo variegato, che gode di reputazione sociale, si è rivolta l’iniziativa per creare un nuovo modello di ranking professionale che costituisca un elemento di visibilità, immagine e prestigio per coloro che vi accedono e possiedono i requisiti richiesti, come gli studi autorevoli che sono rientrati nei due elenchi delle eccellenze dell’edizione 2025. Da notare come nell’edizione di quest’anno, tra i criteri di valutazione degli studi partecipanti, sono aumentati gli impatti delle nuove tecnologie e del cosiddetto legal-tech, anche in termini di formazione e aggiornamento dei professionisti. Gli impatti delle tecnologie avanzate e dell’Ai sono sempre più pervasivi nelle organizzazioni professionali, oltre alle nuove policy di attenzione ai criteri Esg (Environmental, social e governance) e quindi di investimento in azioni a favore dell’ambiente, della società e al miglioramento delle organizzazioni, nell’ottica di un miglior benessere del contesto lavorativo che deve essere in equilibrio con la vita privata

